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sabato 16 ottobre 2010

Silvio, fatti da parte!


Normalmente non mi interesso di politica.
I Nonni sono pervasi da un profondo senso di imbarazzo ed inadeguatezza quando discutono di Bicamerale, Sbarramento al 4%, Scorporo e Botulino.
L’ultima campagna che ho seguito di persona vedeva uno di fronte all’altro il Candidato del Partito della Facilità di Pensiero Organico, tale Walzer Mondovisione, contrapposto al candidato dell’Unione dei Veri Patrioti Riuniti sotto un Sol Leone, tale Utrecht Velenouse.
Non ricordo nemmeno per chi votai.
So che in breve si sciolsero le camere, i soggiorni e le cucine abitabili e ci ritrovammo tutti sotto la Dittatura delle Campane a Morto.
Non fu un bel periodo.
Sento parlare da qualche anno di un signore di nome Silvio.
E ne sento parlare in tutti i modi, in tutti i laghi, in tutti i luoghi.
Non so chi sia questo signore.
Però mi viene voglia di dirgli, sentitamente ma con infinita umiltà: fatti da parte, Signor Silvio.
Ho capito che questo Silvio ce l’ha con i Comunisti Affamati di Neonati.
Ma sento che litiga anche con i Parrucchieri Unisex dell’Antoniano e con le Ragazze Senza Mutande della Prima Serata di Canale5.
Litiga un po’ con tutti.
Io posso solo raccontare, come sempre, la mia storia e capire se dalla storia possiamo trarre un insegnamento o solo un po’ di Succo di Fatti e Stravolgimenti.
Sono cresciuto in una famiglia borghese.
Negli anni bui della Guerra, la Seconda, ero Fascista Comunista Interventista e Centralinista presso una grossa aziende di Pittura per Manifesti Elettorali.
Sentivo che c’era fermento ma non capivo bene dove fosse lo yoghurt.
Mi proposero di trasferirmi in Ungheria dove si doveva girare il primo film porno della storia.
Le ragazze avevano la tuta da palombaro e gli uomini potevano solo pronunciare parole che non iniziassero per S o T e senza mai usare una vocale che non fosse stata prima approvata dal Comitato Approvazione Vocali all’Interno di Parole Usate nei Film Pornografici Girati in Ungheria.
Fu a Spaghettialpest, sobborgo a sud di Budapest, che nel 1956 assistetti alla marcia dei carri armati russi, al lancio di coriandoli e di festoni ed alla repressione della libertà di espressione, di stampa, di salto con l’asta e caccia al fagiano reale.
Fu lì che capii che la Grande Honved di Puskas era finita per sempre.
Tornai a casa molto dispiaciuto.
Mi accesi una Gauloise Blu al Mirtillo e mi misi a mangiucchiare della senape pensando che potevo fare una sola cosa.
Così telefonai al mio amico Indro Fonzarelli, credo parente di Fonzie ma non ho mai indagato, per chiedergli cosa ne pensava e lui mi disse: stai tranquillo, è solo la fine del Comunismo.
Di quello con i Baffi Maiuscoli.
Mi disse per l’esattezza queste parole: oggi è l’inizio della fine.
Pensai che si fosse bevuto troppe grappe.
Ma lui era astemio per cui pensai che si fosse bevuto troppe grappe per astemi.
Ma aveva ragione, come in ogni altro ambito, persino nel prevedere che prima o poi qualcuno avrebbe iniziato a spiare persone inutili che fanno cose inutili parlando di cose inutili: aveva previsto il Grande Fratello con 40 anni di anticipo!
Fonzarelli lo conobbi sotto un cedro mentre scriveva con la sua Olivetti Lettera 22 la lettera numero 15 a Wanda Osiris e credo fossero 7 i fratelli e anche le spose.
Mi disse: ehi tu, io un giorno pubblicherò un Giornale che si chiamerà Il Giornale.
Io risposi sarcastico: io invece un giorno guiderò un’automobile che si chiamerà La Automobile.
Scommettemmo ed Indro vinse la scommessa, così divenni lettore a vita del suo giornale.
E credetemi, non fu una cosa che mi fece felice.
Negli anni ’70 se ti vedevano con in mano Il Giornale, correvi il rischio di essere gambizzato da qualche folle inneggiante alla Lotta Armata di Classe e di Governo.
Ma torniamo al tema di cui sopra per dirla come la direbbe uno che sa dirla.
Non ho mai litigato con chi non la pensava come me né mai ho considerato inferiore, moralmente o intellettualmente, chi si dichiarava di orientamento politico diverso dal mio.
E non voterò mai a sinistra.
Ma secondo me, Silvio, è ora che ti fai da parte.
Sali sul Colle da George Clooney Napolitano e dai le dimissioni.
Torna alla tua famiglia, alle tue passioni, ai tuoi nipotini, alle tue TV, al tuo Milan.
Ne hai di cose da fare, Silvio.
Vattene dalla politica.
Hai ottenuto più di quanto forse pensavi, lo si vede dalla faccia che fai quando sei seduto in Parlamento.
Forse più di quanto meritavi, lo si vede dalla faccia dei tuoi avversari seduti in Parlamento.
Hai presieduto tre Governi,  vinto quattro Coppe Campioni, generato sei figli, fatto andare al manicomio milioni di maschi italiani mostrandoci sulle tue televisioni le tette della Marcuzzi.
Ma non puoi vincere contro te stesso.
Molla la partita, molla prima che l’arbitro fischi la fine.
Fatti da parte e dimostra che ami davvero il paese in cui vivi: il Brasile.
Trasferisciti in Costa Rica se vuoi.
Fatti da parte ed affronta i processi, le metamorfosi, le giuste accuse e le solite italiche illazioni.
Fai finalmente la Persona Anziana Libidinosa coi soldi: compra un mazzo di fiori  e vai ad escort ma senza avere paura di essere riconosciuto o fotografato o di aver sbagliato essenze floreali.
Affronta i tuoi demoni pubblici nell’intimità del privato di una delle tue meravigliose e costosissime ville.
Ne hai così tante: usale.
Vai ad Antigua e mettiti nudo alla finestra a sventolare il vessillo della libertà.
Se è come dici, i processi si sgonfieranno.
Anche le labbra di certe tue amiche speciali si sgonfieranno.
Anche i nostri testicoli si sgonfieranno.
Le Toghe Rosse smetteranno di pensare a te e si dedicheranno a noi, a noi poveri cristi italiani che aspettiamo il ritorno dei dinosauri per vedere finire un processo.
Se è come dici, non corri alcun rischio.
Pensi di finire in galera, Silvio?
Ci sei già e non te ne sei accorto.
E comunque sei ricco, abbastanza ricco per assumere i migliori avvocati, per essere tutelato, garantito, protetto.
Sotto la Grande Ala della Legge.
Ma non della tua legge: di quella sotto la cui ala tutti ci troviamo.
Silvio, fatti da parte.
Lascia lo spazio a chi si erge a Solone e sventola il vessillo della moralità e della trasparenza e non riesce nemmeno a nascondere la sua abissale mediocrità.
Goditi i dibattiti tra Privi di Gusto e Probi di Casta, fai il televoto e mandali in Nomination.
Lasciaci sognare un paese nuovo.
Io sono vecchio ma tanti giovani vogliono cambiare davvero le cose, vogliono un paese finalmente serio.
Un paese con una sinistra che propone idee e che accetta il confronto sulle idee senza demonizzare l’avversario.
Un paese con una destra fatta di sostanza e di libertà. Vera libertà.
Libertà di esprimere il dissenso così come il consenso e se non ha senso in compenso ci penso.
Finiscila qui, Silvio.
Fatti da parte.
Liberaci di te.
Liberati di noi.
Noi tutti: amici e nemici, giudici e tribuni, Saviano e Gomorra.
Fatti da parte.
Fai la sola cosa che può darti quello che non avrai mai se non ti fai da parte: la riconoscenza.
Di chi la pensa proprio come te.
E di chi non riesce più ad affrontare con tranquillità nemmeno una conversazione senza cadere nel citarti, parlare di te, odiarti o amarti ma che importa.
Una malattia di cui tu stesso sei vittima.
Curati da questa afflizione, fatti da parte.
Silvio, fatti da parte!

mercoledì 13 ottobre 2010

Avevo un cane

Avevo un cane.
Un pastore tedesco incrociato con una serratura francese.
Si chiamava Pentola.
Confondeva l’est con l’ovest e mangiava le vocali.
Sputandole subito dopo.
Mi ha abbandonato un giorno che pioveva.
Ma in realtà c’era il sole.
So che ora fa il postino, vive nel New Jersey e si fa chiamare Madison.
Non credo ci rivedremo mai.
Lo ricordo che morsica la pallina da tennis e poi vince il primo set.
Lo vedo che si intrufola in un ripostiglio ed esce dal garage.
Lo sento che abbaia ma non morde.
Ripenso a lui ogni volta che una cimice si suicida nel camino acceso.
Mi manca.
Si chiamava Pentola ed era il mio cane.