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martedì 16 novembre 2010

E per fortuna che non ho figli


Avevo prenotato un viaggio verso Panacea.
Un’isola del Mar dei Salassi in Crociera.
Fu all’aeroporto che conobbi F.
Aspettavamo entrambi l’aereo.
Non lo stesso.
Ma simile.
F. mi chiese se avevo da accendere e prese un toast.
F. gestiva un bar vicinanze piazza T.
La sua compagna H. lo aiutava al bar ma aveva anche una seconda occupazione.
Faceva l’infermiera a tempo debito.
Spesso passava la sera fuori casa e non preparava la cena.
Quando tornava aveva uno strano odore di N.
F. e H. non avevano figli e nemmeno un cane.
Vi chiedete perché le iniziali.
Perché non ricordo.
Perdonatemi se non ricordo il nome esatto delle persone conosciute all’aeroporto ma non stesso volo.
Era qualcosa come Ferdinando Ferramenta o Federico Farraginoso.
Lo chiamerò per semplicità F.
F. era fidanzato.
Era Fidanzato Felice Finchè Dura.
Poi un giorno decise che voleva un’amante.
No, non lo decise lui.
Lo decise Lei.
F. pensava che avere un’amante fosse una passeggiata.
Come dire che, invece di dedicarsi al miglioramento del proprio tenore di vita, F. iniziò a dedicarsi alla perdita di ogni forma di umanità.
Di dignità.
Di rispetto verso sé stessi.
Perché questo è il giudizio definitivo ed inoppugnabile che si può dare a posteriori.
F. iniziò la sua avventura nel mondo dei Fedifraghi Forsennati Fiduciosi leggero come un Flauto del Mulino Bianco.
Ma si ritrovò, con una rapidità degna del Cobra Tirocinante del Nord Dakota, una specie di rettile dallo sguardo minaccioso e le borchie sul dorso che ascolta i Metallica, ad essere un decerebrato che si aggira per le strade della città in piena notte come un cane randagio non vedente.
All’inizio non era così.
Per carità.
Mi raccontava e si raccontava.
Mi diceva: sto bene, un po’ di acciacchi dovuti al cambio di stagione ma nulla più.
Con Lei ci si vede poco e male ma è un poco e male che ha il sapore di fragola e panna.
Che vuoi che sia, un peccato di gola?
Una tosse passeggera?
Una rondine che fa primavera?
Ci si incrocia nel solito bar, sguardi carichi di passione, sguardi furtivi, sguardi clandestini.
Ci si vede nella discoteca con i bagliori tipo raggi gamma di Goldrake, ci si sfiora le labbra, ci si dice senza dire che è meglio che restare tra il dire ed il fare.
Poi decise che era ora di passare ai fatti.
Entrò in comunità e vi restò il tempo di una camicia.
Si vedevano in macchina, si avvinghiavano come trecce di mozzarella.
Mi hai pestato un alluce, sposta la scapola e fletti il gomito.
Se pratichi una torsione ad angolo ottuso possiamo pensare ragionevolmente di copulare.
Poi iniziarono gli appuntamenti veri e propri.
Giorno, ora, luogo, tredici verticale, quattro lettere inizia per S.
L’inizio della fine.
Un concetto che non è mai stato chiaro nemmeno all’inventrice dell’appuntamento, Francoise Des Oreal, marchesa di Savoia e Nutella.
La marchesa aveva un marito australopiteco per un terzo ribollito e il suo nome era Pento.
Un nome che dice tutto.
O quasi tutto.
O finge di dire tutto ed allora sono dolori.
La marchesa, stanca del menage matrimoniale, si dedicava con piacere al triage post-matrimoniale.
Che consisteva nel desiderare ogni uomo.
Ma non riusciva mai ad andare oltre incontro infuocati con il giardiniere, Vigliant D’Avanguard.
Un tipo losco, fosco e non più alto della media dei D’Avanguard.
Tornan do a F., lui e Lei si incontravano ad orari prestabiliti, dopo interminabili discussioni, cambi di programma, furiose esternazioni agli amici, verifiche parlamentari e decreti legge.
F. capiva che era arrivato al capolinea.
Una corsa gratis.
Ma per andare dove?
La leggerezza era svanita.
F. si ritrovava così immerso in una fitta ragnatela di menzogne, estorsioni, ricatti morali e psicologici, preghiere e minacce. 
Si inventava scuse per uscire e scuse per rientrare.
Non c’è mai stato un Corso Avanzato di Lettura per Cicloamatori.
Né tantomeno una Sagra del Porcino Caduto dal Cielo.
E quando metti un microchip con GPS nella borsa della tua lei, con la quasi certezza che lei abbia fatto lo stesso con il tuo portafoglio.
Quando gli amici diventano una nebulosissima schiera di generici identikit di personaggi inventati.
Quando vivi ansie ancestrali e malinconie da Madison County.
Quando confondi le stagioni, il giorno con la notte, Piero Pelù con Vasco Rossi.
Quando anche il tuo migliore amico, si rompe di darti una mano o meglio la mano te la vorrebbe dare in faccia.
Allora capisci che devi dire basta.
Sai esattamente cosa fare: cambiare macchina, comprare un’Audi.
E per fortuna che non ho figli, mi diceva F.
Aprirono i cancelli, arrivarono gli aerei, partirono le sirene ed F. si incamminò lento all’imbarco col suo toast in mano.